Tracce di ieri

La giacca di jeans dai grossi bottoni in metallo.

La maglia di cotone color glicine.

Una ringhiera di ferro battuto dietro le spalle.

I sorrisi beffardi di chi sa che la menzogna ferisce e i miei occhi smarriti dopo un viaggio che mi ha lasciato l’anima a pezzi.

Una ragazzina e l’inizio di maggio.

Ora una donna e un riscatto.

I passi uno dopo l’altro, un atrio grande e freddo contro una colonna che sorreggeva più le mie urla trattenute che tutto il resto.

Le mani in quelle tasche piccole e i jeans che cadevano sui fianchi.

La magrezza di corpo dentro uno spirito colmo di pensieri che ben presto avrei fatto scoppiare su carta.

Le risa e la derisione.

Uno scambio patetico di schifezze mentali mentre io affondavo e non tornavo mai più.

Il bullismo di chi ora è uomo e non ricorda ma chi ha subito non dimentica.

Mi passano davanti come proiezioni a colori opachi certe scene che non mi sembra neppure di avere vissuto. 

Mi sanguinano le mani di sudore duro a perdersi.

Dentro queste cicatrici che presto faranno tornare il sorriso che avevo prima di quel giorno e che purtroppo fatico ancora a credere di poter riavere.

Una ragazza, una donna, un essere umano non merita mai di essere deriso, di essere messo alla gogna per i suoi silenzi, di essere allontanato per un problema.

Le mie gambe hanno tremato troppe volte e per sorreggermi ho usato le mani, quelle che poi un giorno hanno detto basta e hanno coperto gli occhi colmi di lacrime.

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2020-02-05T10:18:31+02:00