Maschera e menzogne

Torno ad annotare un profilo, ne disegno un contorno tappezzato di coriandoli, perché spesso sotto quella carta colorata in brandelli, si nascondono maschere perenni che scivolano via da candore che spererebbero invece di far trapelare.

E così nei giorni di Carnevale trovo una maschera e dietro la porta socchiusa e un letto sgualcito, la vedo e la descrivo mettendola in prima persona.

Lenzuola insipide e calde di lacrime che ascolto solo io.

Dentro.

Mentre le illusioni si susseguono, si intrecciano, stringono.

Gola e mente.

Invento.

Come una stupida condottiera che a cavallo ha perso le redini, salto ostacoli a gamba rotta e sono solo io a restarci male.

Gestisco una vita che si spettina e poi si agghinda in vestiti sfibrati e mal posti, in trucchi scuri per calcare occhi che raccontano segreti annullati.

Io e ciò che posso vedere dal mio balcone.

Ore di aria su una città che spesso dico non essere più mia, ma resta la dimora di ogni mio spostamento immaginario.

Organizzo viaggi mai percorsi, inseguo tragitti e previsioni che solo io posso comprendere.

Perdo dignità e non me ne rendo conto quando apparire resta la mia unica forza.

Fragile e muta dietro il muro di questa camera che sa tutto di me.

Di un corpo che ho cambiato per ripicca di gesti mentali che a volte mi fanno pietà, crollo sotto la spinta di queste debolezze ma non mollo il colpo.

Essere regina di un mondo parallelo mi pompa l’ego e così posso essere al centro dell’attenzione.

Del clamore.

Del ridicolo.

Della povertà di equilibrio.

La porta si spalanca ed io mi polverizzo come le mie menzogne.

E come se non fosse mai esistita questa maschera, spezzetto la pagina del suo profilo e la lancio in una folata di vento, immaginando sorrisi da accendere e pensieri a cui togliere l’illusione.

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2019-03-02T17:50:31+02:00