Legame perfetto

L’alba sulle colline, la lentezza del giorno che si alza.

Il silenzio e la pace, tutto ciò che ho scelto, voluto come nuovo spazio, lontano da ciò che ero un tempo.

La casa immersa ancora dalla nube di sonno. I ragazzi sono avvolti nelle coperte e io mi godo questi momenti prima di cominciare la giornata di lavoro, di forza. Di mani dure che accarezzano la terra e i tronchi.

Qualcuno anni fa mi chiese se ero sicuro di cambiare vita, ma a me non è mai importato di pormi dei problemi e se erano loro a pararsi davanti, sapevo che li avrei risolti velocemente.

E sono quasi convinto di aver donato questo seme anche ai miei figli. 

Diciannove anni il maschio e diciassette la ragazza.

Con loro ho un rapporto aperto, ci si comprende su tutto, si parla di qualsiasi cosa e credo che questo mio atteggiamento abbia dato a loro della sicurezza in più, non sono un uomo che trasmette inutilmente delle preoccupazioni o che scarico timori sugli altri.

Sono abituato anche per esigenze e natura a farcela da me, ad attraversare da solo ciò che devo.

Qui sto bene.

Non lo dico tanto per dire come fanno in molti là fuori.

Mi sento finalmente me stesso.

Ero un uomo appagato professionalmente, indipendente, benestante, un imprenditore con un bel nome, la vita mi aveva dato tanto dopo che mi aveva tolto, nonostante questo dentro quegli abiti a me mancava qualcosa.

Mancava qualcuno.

Avevo un desiderio forte, o meglio un bisogno estremo, come se la mia identità fosse nuda e dovessi vestirmi di nuovo.

Volevo diventare padre.

Quelle attese volute, piene, frutti afrodisiaci di cui ogni giorno saggiavo un boccone. 

Ero impaziente di arrivare al nocciolo, ero scioccato, in balia di qualcosa che non conoscevo.

Volevo un vestito, ma durante quei nove mesi della gestazione di entrambi i miei figli ero solo un uomo nudo, impotente, legato. Non sapevo come pormi.

Fino a che non sono arrivati. 

Erano loro il mantello che stavo aspettando.

L’abbraccio di parole che ogni giorno mi scalda.

La presenza costante e che riempie i miei spazi. 

Esserci nel nostro tempo condiviso, nelle risate, nel gioco, davanti ad una bella bistecca alta quattro dita. 

So che in me vedono un babbo, un amico, un giudice e anche una guida, ma sono cose che non capitano a caso, sono frutto di dialogo, di vicinanza, di scelte.

Loro hanno voluto vivere con me da quando io e la loro madre siamo separati, sebbene la frequentino tanto quanto stanno con me. 

Il nostro legame così stretto è nato da lontano, un pò come la luce del sole che comincia a bagnare le forme sinuose delle colline qui davanti e proprio come questi raggi pian piano ha preso sempre più largo, fino a diventare un’unione salda, perfetta per me.

(Dall’esperienza di un padre che ama i sigari, i tatuaggi e la sua terra!)

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2022-04-04T14:54:39+02:00