Ed io resto

Passi.

Dita.

Sogni.

E profili che si intersecano spediti nelle pellicole di scatti interpretati a tema.

Volti che si uniscono oltre vetrine che annoto premendo sul pulsante per immortalare.

Vite e gesti.

Snodi e confusione.

Preoccupazioni, sotto sorrisi di ombre, divenute corpi dentro i miei ritratti fotografati.

Passi e città che porto dentro.

Penne a sfera che incrociano linee frettolose che formano parole.

E una forchetta tra le dita a rompere il primo boccone di un dolce che scioglierà voglie e idee lungo il mio palato, il quale ricorda incendi divampati da donne immaginate, in fantasie che ho solo disegnato su fogli a righe di piccole agende tascabili.

Vetri sporchi di treni conosciuti che trasportano sconosciuti.

E vorrei semplicemente capire cosa ci fa lei così distante, irraggiungibile. Perfetta.

Scaccio il pensiero, lo nascondo oltre le calze cinquanta denari di questa donna che ho davanti distratta e lontana eppure è qui, ad un palmo da me.

Sorrido ma non lo mostro, posiziono mentalmente tutto ciò che devo scartare e mi fermo per scattare una nuova fotografia.

I treni viaggiano, io resto, ma mi allontano con la mente.

Sorseggio caffè e lo faccio scivolare come un rio limpido che disegna un panorama tutto mio, dove lei mi abbraccia e sento freddo solo se affondo.

(Dedica ad un amico)

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2018-12-31T09:17:26+01:00