La porta si apre e si aprono gli anni più belli.
Di colpo.
Quando la voglia era di correre su da quelle scale e incontrare le amiche, i compagni di classe e aspettare poi l’intervallo per guardare i ragazzi più grandi.
Non esiste un tempo migliore, durante quegli anni tutto si incastona e così, tu hai aperto la porta e quando hai salutato, ti ho riconosciuto.
Dall’atrio di uno studio ci ho riportati in un corridoio di una scuola che hanno chiuso ormai da qualche anno. Serrate tra quelle mura restano le voci e i segreti più belli dell’adolescenza di ragazzi e noi eravamo quelli nati alla fine degli anni 80.
Stesso indirizzo di studi ma tu quattro anni più grande, più di vent’anni fa e mi viene un brivido solo a pensarla questa distanza di tempo.
Un incastro, un appuntamento alla stessa ora, nello stesso posto e si volatilizza un pò tutto.
Sono queste cose che mi riportano a ciò che sono e non è vero che non credo più in ciò che porto dentro, è stata solo colpa di chi ha giudicato la mia freschezza di trovare sempre il lato bello delle cose.
Stasera sono di nuovo una ragazzina.
Oppure non ho mai smesso di esserlo.
Tu qui con la tua bambina, io con mio figlio.
Ora io sono rimasta in attesa, tu sei nella stanza con lei.
Qualche filo di capello grigio per te, anzi, anche per me.
Quando capitano cose che ti fanno sprofondare le radici nella realtà e hai paura a sfuggirgli, ti sembra che tutto debba andare piano, per avere cautela, perché ti serve concentrazione per un corpo che ti mette alla prova.
Vederti non ha portato solo a galla un periodo di vita che giustamente non esiste più se non nei ricordi, altrimenti non saremmo diventati adulti, ma anche la delicatezza che ho nel ripulire i sentimenti degli attimi più belli.
Quanto bisogno avevo di riprendermi per mano. Forse nella mia coscienza, mentre con il corpo sono seduta su questa sedia grigia, sto ripercorrendo quei corridoi dalla pittura ingiallita dalle lezioni noiose, andando a prendere tutti i fogli che poi a casa ho scritto perché è stato proprio durante quegli anni che io ho iniziato ad aprirmi con le parole.
Di sorrisi come il tuo, di sogni, di voglie leggere.
Quanto ho scritto…mentre diventavo grande e immaginavo un futuro totalmente diverso da quello che ho imboccato, ma credo sia un pò così per chiunque.
E tu?
Stai per uscire dalla stanza e fai cadere qualcosa e tua figlia ti riprende subito.
Chissà se ti rivedrò settimana prossima o quella dopo.
Penso che era bello quando ci trovavamo tutti in aula magna e non c’erano pensieri, se non le interrogazioni di economia. Te la ricordi la prof? Un incubo, vero?
Magari martedì te lo chiedo. Come stai. Se ti ricordi di tutto o di quel niente.
Oppure non ci si incontra più e dentro queste righe ti dico comunque grazie per avermi aiutato ad andare a prendere ciò che pensavo perso.
Scrivere per me è troppo importante e sono diventata grande ancora un pò durante questa distanza dalle parole di mesi. O anni. O vita.
E’ tempo di ricominciare a fare casino dentro.